Dopo il diluvio

: muta imago


regia Claudia Sorace
drammaturgia / suono Riccardo Fazi

voci Riccardo Fazi e Claudia Sorace
canto Sara Bertolucci
musiche originali eseguite dal vivo Lorenzo Tomio
direzione tecnica / luci Maria Elena Fusacchia
spazializzazione del suono Emanuele Pontecorvo

una produzione INDEX
in collaborazione con FOROF
produzione, organizzazione, amministrazione Valentina Bertolino, Silvia Parlani, Grazia Sgueglia
comunicazione Francesco Di Stefano

Un tempo nemmeno troppo lontano tu ed io eravamo simili ai pesci e dal mare siamo usciti, strisciando, alla conquista della terraferma dove ci troviamo ora…

 

Dopo il diluvio è la nuova opera portata in scena dalla compagnia teatrale Muta Imago, pensata in dialogo con gli spazi di FOROF e il lavoro “site specific” Baltic Adventure dell’artista lituano Augustas Serapinas.

 

Una cerimonia augurale, ambientata nel piano ipogeo della Basilica Ulpia, nel quale rituali passati, urgenze presente e previsioni future si incontrano, è orchestrata da voci e suoni, luci e gesti che, susseguendosi in un ritmo narrativo e percettivo immersivo, da vita ad un cortocircuito temporale.

 

Con Dopo il diluvio il foro di Traiano ritorna così sede, grazie alla visione di Muta Imago, di una rinnovata liturgia degli “Auspici”. Forma di divinazione attraverso la quale gli auguri (augures), sacerdoti al tempo di Roma antica, si facevano interpreti del volere degli dèi, ricavando presagi dall’osservazione del volo degli uccelli o da altri fenomeni naturali, gli Auspici erano cruciali in molte decisioni politiche ma anche di natura privata.

 

Lo sguardo dei volatili, che vede più lontano, che ha accesso all’estremità della terra e alla volta del cielo ritorna anche nella Genesi, che ci racconta come al termine del diluvio universale, Noè lasciò uscire dall’Arca la colomba che tornò con un ramoscello di ulivo, segno che la terra stava riemergendo.

 

Annunciatori per eccellenza del volere divino, dunque, in Dopo il diluvio, gli esseri volanti ritornano come presenze sonore attraverso uno spartito pensato come uno scambio epistolare speculativo tra voci che narrano aneddoti e ricordi, in una combinazione di vibrazioni ed effetti luminosi. Sul palco naturale, esteso e percorribile della zona absidale della Basilica Ulpia, si avvicendano frammenti di conoscenza, armonie oramai estinte provenienti da antichi strumenti a fiato, e frequenze elettroniche sintetiche che evocano un passato dimenticato insieme a un futuro tanto distopico e imprevedibile quanto seducente.

 

Il pubblico, accolto inizialmente da uno spazio in apparente rovina, scenario di un possibile evento catastrofico, attratto dal fluire della partitura composta da voci e dal passaggio di luci, si trova all’interno di un Tempio riemerso dalle sue stesse rovine. Invitato a muoversi liberamente nello spazio, segue, con la propria cadenza, i sistemi evocativi, che da territori di memoria trasportano verso dimensioni desideranti.

 

Il lavoro drammaturgico concepito dai Muta Imago mette al centro un dialogo scandito che induce lo spettatore a voler esplorare un’archeologia che rilascia una storia tutta da ascoltare e percepire, che dal passato conduce al futuro. Il cambiamento di prospettiva offerto da Dopo il diluvio, sancito dall’introduzione del concetto di corpo sonoro in uno spazio abitato da rovine, dalle storie che esse emanano e dai scultorei mudmen di Augustas Serpanias – ambiguo e misterioso popolo della Basilica – crea un paesaggio risonante che porta a ritrovare tracce ancestrali immaginifiche, riflesso del ciclo della vita che è stata e che verrà.

 

– Ilaria Gianni

 

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