La foresta trabocca
: antonio tagliarini
un progetto di Antonio Tagliarini
con Gaia Ginevra Giorgi e Antonio Tagliarini
collaborazione artistica / progetto sonoro Gaia Ginevra Giorgi
cura del suono Emanuele Pontecorvo
disegno luci e direzione tecnica Elena Vastano
abiti Matteo Brizio
per INDEX Valentina Bertolino, Francesco Di Stefano, Silvia Parlani
coproduzione INDEX; Triennale Milano Teatro; Ass. Cult. A.D.
residenze artistiche Triennale Milano Teatro; Spazio Matta; spazioK.Kinkaleri – Centro di Residenza Regionale
con il supporto di Casa degli Artisti di Milano, centro di residenza e produzione
e con il supporto di MiC – Ministero della Cultura
“Praticare il fallimento ci porterà forse a riscoprire lo sfigato che abbiamo dentro, a essere sempre al di sotto delle aspettative, a deludere, a distrarci, a concederci lunghe deviazioni, a porci un limite, a sbagliare strada, a dimenticare, a rifiutare di essere padroni, e a riconoscere, come dice Walter Benjamin, che l’immedesimazione con il vincitore torna a vantaggio dei dominatori di turno. Quando falliamo, siamo in ottima compagnia.”
– Jack Halberstan, L’Arte Queer del Fallimento
Per questa ultima tappa del progetto di ricerca che ha visto Antonio Tagliarini impegnato per due anni, l’artista invita Gaia Ginevra Giorgi a dialogare con lui sulla scena attraverso un’azione sonoro-performativa.
In questo lavoro, il cui titolo cita l’ultimo romanzo della giovane scrittrice giapponese Maru Ayase, Tagliarini esplora un flusso somatico, in cui il corpo si riorganizza e indaga altri modi di esistenza, fino alla soglia della trasformazione. La danza, in intima relazione con il suono live, è esposta a possibili interruzioni, interferenze, tradimenti e imprevisti.
La scena infesta ed è infestata, è sciame di affetti e reticolo complesso di relazioni, la materia vibra, si regge su un equilibrio precario in cui lo spazio, il tempo e il filo del discorso vanno sempre rinegoziati. Come in una foresta, come in un gioco, i corpi dei performer si muovono per tentativi, si riposizionano, procedono per frammenti, riorganizzano le forme e i pensieri nel gesto semplice ma sovversivo di attraversare e essere attraversati.
Il progetto sonoro della sound-artist Gaia Ginevra Giorgi si muove nel campo della sound-ecology e consiste principalmente in field-recordings stratificati e riprocessati dal vivo attraverso l’utilizzo di strumenti analogici quali campionatori e granular loopers, interferenze radiofoniche e rilevatori di ultrasuoni, in grado di produrre paesaggi sonori liminali, fragili, abitabili, fino ad atmosfere più dense.
La stessa attitudine volta a favorire o contrastare turbolenze affettive attraverso la pratica dal vivo, vale per il progetto luci della light-designer Elena Vastano.
A sostenere il tessuto drammaturgico del lavoro ci sono le riflessioni del teorico queer Jack Halberstam intorno al concetto di fallimento, che ci guidano nell’affollato mondo dei perdenti e propongono una nuova visione dove smarrire la strada, dimenticare ed essere dimenticati, essere indisciplinati e improduttivi si rivelano strategie possibili per stare al mondo.
La performance apre il discorso al pubblico, attraverso una serie di domande costruite a partire da queste riflessioni: domande che non solo informano la danza e gli interventi sonori, ma consegnate al pubblico all’entrata, circolano per tutta la durata della performance tra pubblico e performer producendo un ecosistema materiale e complesso di feedback e innumerabili interazioni.
Il lavoro è stato presentato in spazi teatrali che permettono di distribuire il pubblico su i quattro o i tre lati dello spazio scenico. Il desiderio che anima la direzione mobile ed ecospecifica del lavoro, è quella di far circuitare la performance anche in luoghi non deputati e spazi non convenzionali, anche outdoor, per sperimentare le sue possibili relazioni con ambienti più complessi.