Sonora Desert

: muta imago



da un’idea di Glen Blackhall, Riccardo Fazi, Claudia Sorace

regia, luci, scene Claudia Sorace
ricerche e drammaturgia sonora Riccardo Fazi
musiche Alvin Curran
direzione tecnica, realizzazione scene e luci Maria Elena Fusacchia
assistente alla direzione tecnica Simona Gallo
guide Chiara Caimmi, Francesco Di Stefano
cura Ilaria Mancia

per INDEX Valentina Bertolino, Francesco Di Stefano, Silvia Parlani
una produzione INDEX
coproduzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Fondazione I Teatri Festival Aperto di Reggio Emilia
con la collaborazione di Azienda Speciale Palaexpo – Mattatoio
con il supporto di MiC – Ministero della Cultura

Sonora Desert è ispirato ad un viaggio compiuto nel Deserto di Sonora, uno dei più vasti deserti americani, situato tra l’Arizona e il Messico. A partire dal diario del viaggio attraverso questo luogo mitico, Sonora Desert fa incontrare l’indagine sulla natura del tempo che la compagnia sta portando avanti in questi anni con le ricerche compiute in America negli anni ’60 sul rapporto tra vibrazioni e stati di coscienza.

 

Sonora Desert è un luogo vissuto tra sonno e veglia, che invita lo spettatore a sperimentare una dimensione liminale del sé dove poter incontrare la propria memoria inconscia e archetipica.

 

Un ambiente di vibrazioni sonore, luminose e cromatiche, in dialogo con le musiche appositamente composte da Alvin Curran, mette lo spettatore in relazione profonda con la realtà di un mondo dove il tempo e l’io tendono a fondersi fino a scomparire.

 

Il deserto è spazio assoluto, vuoto di cultura e di senso, assenza di socialità e relazioni.

 

Sparisce la scena, sparisce ogni presenza umana, sparisce la possibilità di racconto: tutto accade nella mente dello spettatore.

 

Sonora Desert è un esperimento percettivo. È un esperimento nel senso che non ha dimensione e contenuto definiti. È un esperimento nel senso che assume forma e significato diversi per ognuno. È un esperimento nel senso che è sguarnito e vulnerabile.

 

© Andrea Macchia
© Riccardo Fazi